Nel Risorgimento i giovani prendono spazio all’interno delle associazioni politiche e Mazzini, consapevole dell’inizio di una nuova epoca, si rivolge loro per realizzare i suoi ideali. Egli analizza le prospettive politiche dell’Italia denotando l’esistenza di due posizioni desiderose di realizzare l’unità’: una “vecchia e una giovine”. Da una parte Buonarroti, che si rifà agli ideali della rivoluzione francese, mentre dall’altra lui stesso che risulta più innovatore. Mazzini pur condividendo il pessimismo politico di Buonarroti, ispirato dai fallimenti dei moti del 1831 a causa del mancato sostegno militare dei francesi, constata una radicale separazione fra i pensatori politici e i giovani pratici rivoluzionari. Crea quindi delle “fratellanze di giovani” contrapposti radicalmente alla vecchia generazione dei giacobini, poiché questi si rifacevano ad un modello di Stato dittatoriale come era avvenuto tra il 1796 e il 1799. Mazzini riteneva che il mutamento dello Stato avrebbe aiutato la formazione di queste associazioni che a loro volta avrebbero contribuito a questo mutamento obbligato, in quanto la vecchia classe dirigente era legata a valori considerati ormai al tramonto. Egli crea la “Giovine Italia” nel 1831 e la “Giovine Europa” nel 1834-1836. Il suo appello non aveva scopo unicamente patriottico, ma di volontà di rinnovamento e ringiovanimento di tutte le parti politiche europee. Pensava che solo sollecitando i giovani si sarebbe arrivati non solo all’unità nazionale, ma anche ad un’identità nazionale. In tal modo egli puntava a redimere l’Italia dal ruolo servile di “Paese di terzo rango” per rendere possibile la tanto sperata fratellanza fra nazioni.
Anche le donne ebbero un tema centrale nel Risorgimento. La donna nel Risorgimento era moglie e madre esemplare, innanzitutto. Si diffuse un nuovo modo di intendere la maternità: da semplice assunzione di status, essa raccolse la vocazione di una vera e propria missione. Un potente contributo a questa trasformazione dovette sicuramente fornirlo il nuovo sentimento del legame madre-figlio, radicato in una esperienza inedita del corpo materno che si diffuse tra le donne appartenenti agli strati alti della società urbana ottocentesca. La novità fu l’allattamento al seno e la forte svalutazione culturale del baliatico, dell’abitudine cioè dell’élite di mandare i bambini da balie presso famiglie contadine. Le donne erano fortemente motivate a tenere i figli presso di sé e ad attaccarli al seno appena nati, con un gesto che era carico di intenzioni polemiche verso il modello femminile delle aristocrazie di antico regime. Gli stessi eroi risorgimentali mostravano molto questo legame tramite le lettere che inviavano alle loro madri, esempio su tutti è la madre di Giuseppe Mazzini, Maria Drago.
L’attaccamento del giovane patriota italiano alla madre è chiaro nel seguente canto che, pur essendo stato scritto durante la prima guerra mondiale, affonda le sue radici nel Risorgimento:
Addio, mia bella, addio:
l’armata se ne va;
se non partissi anch’io
sarebbe una viltà!
Non pianger, mio tesoro:
forse ritornerò;
ma se in battaglia io moro
in ciel ti rivedrò.
La spada, le pistole,
lo schioppo li ho con me:
all’apparir del sole
mi partirò da te!
Il sacco preparato
sull’òmero mi sta;
son uomo e son soldato:
viva la libertà!
Non è fraterna guerra
la guerra ch’io farò;
dall’italiana terra
lo straniero caccerò.
L’antica tirannia
grava l’Italia ancor:
io vado in Lombardia
incontro all’oppressor.
Saran tremende l’ire,
grande il morir sarà!
Si muora: è un bel morire
morir per la libertà
Tra quanti moriranno
forse ancor io morrò:
non ti pigliare affanno,
da vile non cadrò.
Se più del tuo diletto
tu non udrai parlar,
perito di moschetto
per lui non sospirar.
Io non ti lascio sola,
ti resta un figlio ancor:
nel figlio ti consola,
nel figlio dell’amor!’
Squilla la tromba…Addio…
L’armata se ne va…
Un bacio al figlio mio!
Viva la libertà!
L’afflato pedagogico e solidaristico delle donne ebbe modo di saldarsi alla causa dell’indipendenza nazionale. Le occasioni dell’impegno si moltiplicarono e i simboli della passione nazionale affiancarono, e in alcuni casi soppiantarono, quelli della carità e della filantropia. Feste, canzoni patriottiche, coccarde tricolori, teatro e opera lirica, sottoscrizioni nazionali, definirono le molteplici occasioni della nuova sfera patriottica di cui, alla vigilia della rivoluzione del 1848 e della guerra, le donne italiane diventarono protagoniste a tutti gli effetti: sulle barricate, nell’esercito e tra i Mille furono presenti e protagoniste.
Vox Zerocinquantuno n6, Gennaio 2017
FONTI
“Dopo mezzo secolo di giovani d’Italia” Orsi, Ferruccio, Firenze, stampa 1912;
-“wikipedia.org.it”;
-“ognimaledettopost.blogspot.com“;
-“La scuola per i 150 anni dell’unità d’Italia”.
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